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A proposito di candidature

INTERVISTA
A ITALO MAGNO
di Andrea Pacilli

Professore, girano voci circa una sua candidatura in un collegio di cui fa parte Manfredonia. Lei conferma o smentisce queste voci?
Non le confermo e non le smentisco. Di voci ne girano tante, ma io posso dire una sola cosa: in tutta la mia vita non ho mai cercato candidature o incarichi politici. Il lavoro che faccio mi appaga completamente, avendomi dato in tutti questi anni grandi soddisfazioni e la possibilità di conoscere tantissime persone...
Sappiamo che la sua professione le ha consentito di fare da docente a molti docenti, a volte lei ha perfino relazionato per gli stessi suoi colleghi presidi e direttori...
Certo, oltre ad aver insegnato per sette anni nella scuola di specializzazione per il sostegno, sono stato chiamato in questi vent’anni da quasi tutte le scuole della provincia, toccando praticamente tutte le città di Capitanata.
E pare che la sua scuola sia balzata quest’anno al secondo posto, per numero di alunni, tra le scuole medie di Capitanata...
E lo saremo ancora per poco, visto che noi siamo in costante crescita.
Perciò riteniamo sarà per lei difficile decidere se candidarsi o meno, visto che tiene tanto al suo lavoro.
Una mia candidatura mi porterebbe non solo lontano dalla mia scuola, che amo, dagli alunni, i docenti, il personale amministrativo, ausiliario, i genitori; essa mi allontanerebbe anche da un’altra attività a cui tengo moltissimo ed è scrivere libri...
Quanti ne ha pubblicati..? Mi scusi se glielo chiedo.
Non si deve scusare, perché dirglielo mi rende felice. Sono sette i libri pubblicati finora: tre libri di narrativa per ragazzi, un romanzo fantascientifico, due raccolte di poesie, ed un saggio, che ha ottenuto il 1° premio per la saggistica delle Commissioni C.E.E., assegnato da una giuria presieduta dal presidente Jacques Delors. L’ultimo libro, prossimo ad uscire, è un romanzo per il quale ho già firmato il contratto con la Garzanti.
Tra le voci che girano ce n’è una che afferma che personalmente il senatore Di Pietro l’abbia cercata per proporle la candidatura. Può confermare almeno questa voce?
Il senatore Di Pietro sta cercando in tutt’Italia persone particolarmente conosciute per le competenze acquisite nel campo delle professioni e della cultura, poiché egli ritiene che chi abbia ben figurato in tali attività non possa che fare altrettanto nella politica, la quale non ha bisogno tanto di faccendieri e vari politicanti, i quali non sanno fare altro che la politica, a cui, se tolta la politica, non resta null’altro...
Insomma gliel’ha proposta o no la candidatura, il senatore Di Pietro?
Lui personalmente no. Ma mi ha fatto cercare da persona qualificata per dire che sarebbe ben lieto di avermi tra i suoi candidati nel maggioritario. Naturalmente, sono convinto che una sollecitazione è venuta anche dagli amici di Manfredonia.
E lei è intenzionato ad accettare?
Veda, sembra una domanda facile, a cui rispondere semplicemente. Invece non è così facile, anzi non lo è per niente. Io non riesco a considerare la candidatura come questione che riguardi la mia persona. Io ho già sperimentato cosa significhi fare attività parlamentare avendo avuto, come tutti sanno, un padre che è stato per ben diciannove anni seduto in Parlamento. E a quei tempi "star seduti" aveva tutto un altro significato. Voglio dire che per me andare in Parlamento non sarebbe una travolgente novità. Forse anche per questo io potrei considerare un mio impegno di quel livello solo come servizio. Lo so che questa espressione è stata, ahimé, troppe volte abusata, ma io la uso ugualmente, perché ci credo.
Insomma ha rifiutato la proposta o ci sta pensando?
L’Italia dei Valori, di cui Di Pietro e Veltri sono stati gli ideatori, pone come pregiudiziale ad ogni attività politica la questione morale. Io ho respirato con il primo vagito la politica e l’ho poi svolta con passione fino ad avanzata giovinezza, sono perfino stato presidente circoscrizionale per ben sette anni, molti cittadini ancora se lo ricorderanno, specie per la grande partecipazione che si aveva nei nostri quartieri. Ho però deciso di lasciare la politica attiva dal momento ch’è stata sconfitta e ridicolizzata l’acuta intuizione berlingueriana che la questione morale fosse la questione delle questioni, indispensabile per la stessa sopravvivenza della nostra democrazia...
Vuole dire che ha abbandonato la politica attiva per una questione morale?
Io sono entrato in politica soprattutto per motivi morali. Se ad alcuni interessa solo l’economia, a molti altri interessa, insieme a questa, la qualità della vita, la sicurezza, l’esistenza di uno stato di diritto, l’onestà, la salubrità ambientale. Sono tutte questioni morali, che richiedono trasparenza, dedizione, pulizia. Non è questa la politica che si esercita giorno per giorno, lo sappiamo tutti.
Preside, lei ha però l’abilità di portarmi fuori dal seminato. Io volevo sapere, glielo chiedo ancora, se l’avremo o meno candidato nel nostro collegio elettorale.
Non lo so, dipende da cosa decideranno i cittadini di Manfredonia e delle altre città del Collegio...
Ma questo non è possibile, da noi non esistono ancora le primarie...
Infatti. Si è mai chiesto perché non si svolgono le primarie? Lei crede che le elezioni di tutti questi anni, comprese le ultime per eleggere il sindaco di Manfredonia, avrebbero avuto quei candidati se alla gente fosse stata data la possibilità di esprimersi preliminarmente? Le segreterie dei partiti gestiscono la cosa pubblica come fosse “cosa nostra”, con spartizioni, carriere, promesse di futuri incarichi ed accaparramenti di posti. Ora io non farò nessuna corsa per un posto, se non dopo essermi sottoposto volontariamente ad una sorta di primaria, in cui sono io che chiedo ai cittadini se mi vogliono o meno candidato. Se le risposte saranno numerose e convinte potrei anche decidere di lasciare temporaneamente la mia attività di dirigente scolastico e l’impegno culturale, che svolgo con molto piacere, per dedicarmi alla mia città ed a tutto il territorio, così malamente rappresentati. Se i cittadini mi vogliono, mi diano un segno.
Ma come possono farlo?
Telefonandomi, oppure scrivendomi, o più semplicemente parlandomi.
Insomma, non ha ancora deciso?
Vedremo, vedremo...

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